mercoledì 31 marzo 2010

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27 marzo 2010 - buffet letterario

Postato da Vittoria Fauroalle oggi, 08:29

Vado avanti io.
Quello che ho letto è una riflessione sul tema della contaminazione, intesa come contaminazione culturale.

Strani, ieri.
Eravamo noi. Strani.
Ieri ... un po' di tempo fa, insomma.
Prima che arrivassero i figli.
I nostri, anche i loro.
Siamo venuti qui, pochi bagagli, tanti sogni.
C'era il lavoro.
Noi avevamo solo il sole, i campi, la fame.
Qui c'era la corrente elettrica, l'acqua in casa.
Noi andavamo a Po coi secchi a prendere l'acqua per cucinare.
Noi i veneti, noi i meridionali, noi, gli altri.
Stranieri.
Strano, è solo ieri. Una generazione fa.
I nostri figli, ora, i loro.
Nati nella stessa terra. Insieme, amici, sposi.
Figli dei nostri figli, con tante origini e nessuna.
Non solo "Nojàutri", "lor", ma anche "nuie", "vuie", "a mia", "a tia".
Bagna cauda, polenta, peperoncino, pasta e broccoli, pizza.
kebab.
Kebab...
Strani, oggi.
sushi, sashimi, garam masala, tandori
Gli odori, i colori.
Zuppa di castagne, minestra di patate e cavoli
Patate, granoturco.
Strani, ieri.
Beh, l'altro ieri, qualche secolo fa.
Quanti ne hanno salvati dalla fame.
Frutti non di questa terra
Un'altra terra.
Sempre terra, sempre frutti.
Non più strani, oggi.


Ah,l'ho scritta io. Sul contributo culinario, per restare in tema di contaminazioni, ho portato biscotti salati e pane dolce.

A La Cassa la comunicazione è fuori dal comune

Postato da Vittoria Fauroalle oggi, 08:59

L'altro ieri ho aperto il sito del comune. Devo dire che ho provato un certo sconcerto nel leggere l'articolo sull'Aris. Sulle prime mi ha fatto sorridere, "copioni" ho pensato.
Non mi è sembrato credibile che tutto d'un tratto l'Aris potesse suscitare questo interesse.
Poi ho pensato che l'articolo di Italo aveva tutta un'altra poesia e che la grettezza umana non ha confini.
Sarà che l'Aris per me è un punto di confine con il cielo, è il limite di un orizzonte. La mèta della prima passeggiata primaverile, da quando ero piccola, il desiderio e la paura di andarci d'estate per superare la paura atavica delle vipere.
E' cercare i funghi nelle mattine d'autunno, è notti passate a spegnere incendi. Una volta è successo che il Canadair che gettava liquido ritardante sull'incendio ha sbagliato un po' la mira e ha colpito i volontari che si erano rifugiati sulla pietraia. Ho ancora presente quel liquido rosato che ha reso le pietre scivolosissime.
L'Aris era il punto di arrivo quando venivano a trovarci amici "cittadini" e noi si diceva, "facciamo una passeggiata fino all'Aris" e poi, un po' perfidamente, li vedevamo arrancare, loro non abituati a quello che per noi era un tranquillo sentiero.
L'Aris è per me anche un ricordo doloroso. Delle mille e mille volte che sono andata per quei sentieri insieme a un amico, Leonildo, dietro alle sue gambe da montanaro che non riuscivi mai a stargli dietro, che spaventava le bisce prima che passassi per non farmele vedere. Che camminava sempre cinque passi avanti e poi si voltava con quel suo sorriso solare, per dirti dai, che ce la fai, ti aspetto.


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