domenica 10 marzo 2013

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Niente da festeggiare

Postato da italooggi, 19:49

Su quest'otto marzo hai scritto bene, e vorrei commentarti; perchè la femmina m'ammalia, mi circuisce il concetto in sè.
Ricordo Vito Catozzo, il personaggio di Faletti comico, che sosteneva "non è l'8 marzo la festa della donna. IO sono la festa della donna!"
Non è certo in questi termini che ne vorrei parlare; tuttavia tonnellate di discussioni con l'altra metà del mondo mi sollecitano a proporre qualcosa che vada al di là del solito.
Spesso si dice che le donne abbiano una marcia in più; può essere inteso in molti sensi, sicuramente tra questi la possibilità di generare la vita è una 'caratteristica' indiscutibilmente di genere per la quale l'uomo non può che provare una profonda invidia sul piano filosofico-metafisico e anche materiale. Per altri versi le caratteristiche di amore e cura del nido, di grazia nelle forme e nei modi, di acuta (a volte acuminata...) sensibilità vanno a completare un quadro che sembra relegare l'uomo a livello di fuco.

Si trovano alcuni uomini che riconoscono questa differenza in positivo per la donna, altri no; è tuttavia difficile trovare donne che non sottolineino questa loro 'superiorità' di genere; posso dire che mediamente, quindi, questa "marcia in più" sia pensiero condiviso.
Eppurtuttavia... proprio qui si annida un vulnus, proprio nel momento in cui si riconosce una superiorità di genere della donna si spalancano le voragini dei pensieri cupi.
Dio fece Napoli; e vide che era cosa bellissima, troppo bella. Per questo, per equilibrare le cose, creò i napoletani... avrete sentito molte volte questa storiella, spesso citata dai partenopei stessi o mutata nei luoghi e nelle forme; il concetto di base è che in natura deve essere presente un equilibrio. Lo si nota nel creato intero: ovunque è l'equilibrio tra polarità, il flusso da una parte verso l'altra che genera l'armonia e l'esistenza stessa.

Nel momento  in cui si postula la superiorità di genere della donna si deve pensare ad un riequilibrio delle posizioni; ammesso e non concesso che questa superiorità esista deve altrettanto essere presente un fattore 'discendente' che riporti l'equilibrio.
E qui, per amor di discussione, si potrebbe porre la nemesi che la storia ha posto sul capo delle donne: ripudiate, relegate a ruolo minore, bruciate sui roghi, private di diritti, messe in minoranza, svergognate, messe in ruolo 'minore' ovunque.
Ecco quindi la provocazione: donne non relegate dallo strapotere del maschio ma dalla storia a causa della loro autoriconosciuta superiorità, una specie di hybris, di invidia degli dei, per la quale sono state punite. V'è piaciuta la mela? Ora digeritevela...

Mi rendo conto che è una posizione provocatoria e confido nella magnanimità di chi legge; spero che questa discussione possa portare verso lidi non banali.

Certo, in questo modo cerco di ristabilire un po' di credito al genere dei fuchi dei quali è altrettanto difficile parlare; non si parla quasi mai delle caratteristiche che definiscono il maschio se non in termini di machismo o di grossolani giudizi, mi piacerebbe avviare una discussione in questi termini che tenda a definire cos'è che rende peculiare l'essere di genere maschile, cioè su quelle caratteristiche che rendono inimitabile l'uomo da parte della donna. (pendio scivoloso?)

Tra i due poli resta infine l'immutata legge d'attrazione, ciò che spinge gli uni verso gli altri, la legge stessa del funzionamento dell'universo che separa per unire, quella che era la regola base dell'alchimia: solve et coagula.
Ed è grazie a questa legge d'attrazione che tendo a vedere molto di più gli aspetti positivi dell'altra metà del mondo, che vengo illuminato dalla dolcezza e dalla grazia di ciò che è femminile; se Vito Catozzo diceva di essere la festa della donna, posso parafrasare che, per me, ogni donna è una festa.

Auguri Vic, a te e alle donne grandi come te; anche l'8 marzo.

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