Ultimi interventi sul forum
Postato da italooggi, 22:36
L'altra sera al Tg un Senatore della repubblica ha detto 'se io vedrei'.
Sono razzista: ho immediatamente cambiato canale. Non mi interessa cosa avrebbe detto dopo il ministro La Russa: nella sua posizione non penso ci si possa permettere di parlare in questo modo.
Vada a fare i corsi di italiano per immigrati.
Quant'aveva ragione McLuan: il mezzo è il messaggio. Se ti esprimpi in modo becero, il tuo messaggio è becero, becerritudine maxima (pardon!).
Chiunque può dire 'se io vedrei' ed essere complicemente perdonabile; un ministro no.
Conservo ad un alto ranking, nei miei ricordi, la capacità oratoria di Scalfaro: interrotto nel suo lavoro al Quirinale è venuto a salutare la classe che come insegnante portavo in visita ed ha improvvisato un discorso magnifico di un mezz'ora; una capacità oratoria squisita. Introduzione - captatio benevolentie - svolgimento - pathos sul messaggio principale - conclusione - saluti. Da manuale.
Con chi parla così si può stare a sentire, e decidere se ciò che espone piace o meno.
Oggi, passeggiando per via Botero, un nonno è uscito da un ristorante, calvo e un o' curvo, seguito dalla nipotina. Questa si è rivolta (probabilmente alla mamma) verso l'interno del ristorante e ha escalmato un po' spazientita: okkei, okkeiii...
Il caso (che non esiste) ha voluto che i miei successivi cinque passi fossero paralleli ed adiacenti a quelli del nonno che, sottovoce ma non tanto, per farsi sentire un po' sì e un po' no, ha detto alla nipotina 'al mio paese si dice va bene'.
'Va bene' al posto di 'okkei', intendeva.
Li per lì non ci ho badato e l'ho pensato un po' rincitrullito, perso in tempi che non sono i nostri.
Poi mi è sorta nella mente la sensazione che quello che voleva dire fosse: La Russa non può essere ministro.
Quella persona ha portato cultura alla nipotina, ha portato multiculturalismo, conoscenza del territorio, proprietà linguistica, significanza dei termini, capacità di dialogo, identità culturale, conoscenza di sè: ha regalato oro alla sua discendenza.
Come dovrebbe fare un politico.
Perchè questo nonno passeggia ignorato per il centro e non è in un'aula parlamentare a decidere le mie sorti, e al posto suo c'è La Russa? Quale male ha devastato il credo italiano e ci ha fatto degenerare verso questa accozzaglia di mentecatti microcefali culturalmente amorfi che decidono le sorti dei nostri sudori e delle nostre vite?
Avrei altre parole da scrivere, temo di esagerare nel descrivere il mio disgusto e la mia collera verso questo stato di cose. In mente mi tempesta 'Una note sul monte calvo' di quel Modest Petrovich Mussgorsky che m'è caro, l'unica musica che descrive quello che vorrei dire.
Chi ha orecchie per intendere.
Sono razzista: ho immediatamente cambiato canale. Non mi interessa cosa avrebbe detto dopo il ministro La Russa: nella sua posizione non penso ci si possa permettere di parlare in questo modo.
Vada a fare i corsi di italiano per immigrati.
Quant'aveva ragione McLuan: il mezzo è il messaggio. Se ti esprimpi in modo becero, il tuo messaggio è becero, becerritudine maxima (pardon!).
Chiunque può dire 'se io vedrei' ed essere complicemente perdonabile; un ministro no.
Conservo ad un alto ranking, nei miei ricordi, la capacità oratoria di Scalfaro: interrotto nel suo lavoro al Quirinale è venuto a salutare la classe che come insegnante portavo in visita ed ha improvvisato un discorso magnifico di un mezz'ora; una capacità oratoria squisita. Introduzione - captatio benevolentie - svolgimento - pathos sul messaggio principale - conclusione - saluti. Da manuale.
Con chi parla così si può stare a sentire, e decidere se ciò che espone piace o meno.
Oggi, passeggiando per via Botero, un nonno è uscito da un ristorante, calvo e un o' curvo, seguito dalla nipotina. Questa si è rivolta (probabilmente alla mamma) verso l'interno del ristorante e ha escalmato un po' spazientita: okkei, okkeiii...
Il caso (che non esiste) ha voluto che i miei successivi cinque passi fossero paralleli ed adiacenti a quelli del nonno che, sottovoce ma non tanto, per farsi sentire un po' sì e un po' no, ha detto alla nipotina 'al mio paese si dice va bene'.
'Va bene' al posto di 'okkei', intendeva.
Li per lì non ci ho badato e l'ho pensato un po' rincitrullito, perso in tempi che non sono i nostri.
Poi mi è sorta nella mente la sensazione che quello che voleva dire fosse: La Russa non può essere ministro.
Quella persona ha portato cultura alla nipotina, ha portato multiculturalismo, conoscenza del territorio, proprietà linguistica, significanza dei termini, capacità di dialogo, identità culturale, conoscenza di sè: ha regalato oro alla sua discendenza.
Come dovrebbe fare un politico.
Perchè questo nonno passeggia ignorato per il centro e non è in un'aula parlamentare a decidere le mie sorti, e al posto suo c'è La Russa? Quale male ha devastato il credo italiano e ci ha fatto degenerare verso questa accozzaglia di mentecatti microcefali culturalmente amorfi che decidono le sorti dei nostri sudori e delle nostre vite?
Avrei altre parole da scrivere, temo di esagerare nel descrivere il mio disgusto e la mia collera verso questo stato di cose. In mente mi tempesta 'Una note sul monte calvo' di quel Modest Petrovich Mussgorsky che m'è caro, l'unica musica che descrive quello che vorrei dire.
Chi ha orecchie per intendere.
Puoi disabilitare l'invio delle novità dalla pagina del tuo profilo. clicca qui