martedì 8 giugno 2010

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non svegliare... la cava che dorme

Postato da Laura Martinottioggi, 01:26










Ho avuto modo di parlare del problema della cava con un caro amico che sta svolgendo un accurato lavoro di raccolta di documentazione e informazioni. Il problema nasce a Varisella ma si ripercuote in tutta la vallata.
La zona di Varisella ha una valenza ambientale elevata, è una valle chiusa e ancora incontaminata e con la cava di pietra la si penalizza e la si degrada.
Da quanto ho appreso vi è in atto una convenzione che scadrà nel 2012 e che è prorogabile di altri 5 anni. Questa convenzione è oggetto, in questi mesi, di una “integrazione operativa”  per fare in modo che si possa già da subito avviare un frantoio che frantumi le pietre.
Ma nel progetto originario questa eventualità non solo non era prevista, ma era chiaramente esclusa dalla valutazione di impatto ambientale della cava. E questa è solo una delle anomalie della vicenda. Sembra che alla scadenza della convenzione sia previsto un ampliamento della cava pari a dieci volte la superficie attualmente interessata.
I problemi che questa cava procura alla popolazione e al territorio sono molteplici e non possono che peggiorare:
Il problema della viabilità: la strada ad una carreggiata che porta alla cava (e alla frazione di Moncolombone) è rovinata dal passaggio dei camion ed è diventata pericolosa in quanto gli autisti, pagati a viaggi e quindi sempre di fretta, conducono i mezzi a velocità elevate (nonostante il limite dei 20 km all'ora) in stradine di montagna dove è già difficoltoso il passaggio di una sola auto. Infatti molto spesso le auto che incrociano questi camion sono costrette a lunghe retromarce per lasciare libero il passaggio. Per quanto riguarda il comune di La Cassa abbiamo già potuto constatare che via Bonino, dove transitano i numerosi camion carichi di pietre, è stata seriamente danneggiata e quindi il Comune, a proprie spese, sta provvedendo al riasfaltamento. Un costo che ricade, naturalmente, sulla collettività. Senza contare l'aumento di traffico, di rumore e di polvere che questi incessanti passa ggi causano.
Il problema del rumore: durante la prima prova del frantoio che installeranno (se nessuno li fermerà) il rumore assordante ha suscitato una sollevazione popolare. Quindi sono stati installati dei pannelli  ed è stata fatta una seconda prova con risultati meno impattanti. Siamo sicuri che il frantoio utilizzato per questa prova sarà quello definitivo? E quanti saranno i frantoi installati?
Il problema delle polveri (amianto?): su questo problema non mi pare vi sia molto da dire, se la presenza di amianto è certa, come pare lo sia, mi chiedo come sia possibile che nessuno abbia sollevato prima la questione. E non voglio pensare che ancora una volta il tornaconto economico passi sopra la salute dei cittadini.
Il problema ambientale: l'estrazione avviene fino a 7 metri di profondità e l'azienda proprietaria si è impegnata a riportare terra nella zona devastata dalle ruspe, per il ripristino. Questa terra, dopo le piogge torrenziali di questa primavera, è ora in buona parte nelle pozze del torrente poco più sotto, pozze frequentate dai turisti che si recano in questa zona, fino ad ora ancora incontaminata, per trovare refrigerio nelle calde giornate estive. Tutto questo avrà una ricaduta sulla stabilità del terreno, non sono un geologo ma mi sembra palese.
Siamo all'inizio di un percorso, probabilmente lungo e difficile, ma sono convinta che dovremo proseguire nella raccolta di informazioni, nel monitorare e chiedere conto ai vari enti coinvolti delle decisioni passate e di quelle future.  Mi chiedo infatti che passi intendono compiere a questo proposito la nostra Comunità Montana e le nostre amministrazioni comunali.
Per quanto mi riguarda, come amministratore comunale (seppur di minoranza) intendo fare tutto il possibile per impedire che ancora una volta il nostro territorio venga devastato nel nome dell'interesse economico.

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