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Postato da fabrioggi, 10:04
quando parlo con mio padre così come quando ascolto i racconti di qualche anziano, credo di sentire che mi manchi qualcosa. questo qualcosa è la tangibilità della sofferenza che solo chi ha vissuto una guerra può avere. è un "privilegio", naturalmente, di cui faccio volentieri a meno, tuttavia è una debolezza esperienziale che mi pone in posizione di grande rispetto per gli anziani.
oggi, constatando ciò che accade mentre noi tutti continuiamo a fare la nostra vita, mi accorgo che questa percezione di inferiorità è puramente illusoria.
oggi, infatti, e ancora una volta, la guerra accarezza le nostre esistenze lasciandole completamente indifferenti. è la nuova dimensione della guerra, quella che non hanno vissuto i nostri vecchi che hanno visto i fuochi artificiali delle bombe su torino, quella della cui gravità nemmeno noi ci rendiamo conto andando a lavorare, continuando a giocare a tennis e pensando in quale ristorante sia "carino" andare il sabato sera.
è una dimensione subdola e ancora più assassina di quella d'antan che smembrava i corpi delle nostre genti, una forma strisciante di indifferenza verso ciò che accade lontano da noi che non ci fa onore e certamente non ci promette di avere giovani che ascolteranno, tra molti anni, le nostre mancate azioni.
eppure ci abbiamo provato!
sabato 12 aprile 2003: con le scuole di druento avevamo già da tempo organizzato una marcia della pace per protestare contro la minacciata invasione dell'iraq da parte delle forze alleate. io accoglievo i ragazzi davanti alla biblioteca con questa frase: siete arrivati in ritardo? era una domanda retorica e alla fine del discorso (che vi risparmio) la risposta era no! purtroppo l'attacco all'iraq era partito il 20 marzo...
in quello stesso periodo con mia moglie e un gruppo di amici avevo raccolto numerose firme a nome di emergency per ricordare a tutta la comunità i disposti dell'art. 11 della nostra costituzione: lodevole iniziativa, quanto inutile! poco dopo - credo nel 2005 - vi fu la partecipazione dell'italia alle operazioni in kossovo, una cosa gravissima a mio parere anche se fatta da un governo di "sinistra".
due anni fa il mio comune - druento - ha aderito alla marcia mondiale per la pace partita il 2 ottobre 2009 dalla nuova zelanda e portatrice per tutti i continenti di un messaggio di speranza. grandi procalmi, grandi discorsi dei politici di tutto il mondo, dai più alti ai più bassi livelli e poi...bombe, altre bombe in israele, in palestina, adesso in libia, bombe scagliate da un premio nobel per la pace, bombe come unico argomento di persuasione, bombe che aumentano il pil e scaraventano l'umanità in un punto davvero basso della sua storia. non abbiamo il diritto, con tutta la cultura, l'esperienza e la tecnologia di cui disponiamo, di ricorrere alle bombe per abbattere i tiranni. non ricordo più chi disse (forse erasmo da rotterdam): non è difficile abbattere un tiranno, difficile è convincerlo. noi abbattiamo anche con la nostra indifferenza verso quello che accade in luogh i abbastanza lontani perchè il rumore non giunga direttamente alle nostre orecchie.
eppure, ripeto, forse troppo timidamente, ci abbiamo provato.
condivido il grido di laura e il mesto lamento di italo, e lancio a mia volta un'accusa a tutti quegli ipocriti che, avendo alte responsabilità politiche, non sanno che lanciare bombe, sovente dopo averne proclamata l'inutilità.
allora due sono le soluzioni: 1) quella di laura del non votare;
2) quella di chiedere a tutti quelli del parlamento italiano che strillano contro la maggioranza dispotica, di andarsene. non sull'aventino, andarsene proprio e tornare alle proprie occupazioni (chi ce l'ha), svuotando l'aula e costringendo il presidente napolitano ad indire nuove elezioni. visto cosa serve stare in un parlamento di venduti dove passa di tutto, tanto vale svuotarlo, delegittimarlo per davvero.
ma io sono quasi certo che in caso di voto parlamentare sulla partecipazione dell'italia alla guerra in libia molti sarebbero i voti a favore, e nache trasversali.
solo a scriverla questa frase: la guerra in libia, fa venire i brividi! ci siamo di nuovo, viene da dire, era il 1911 quando persino mussolini era contrario, come oggi la lega...
la storia - per dirla con manzoni - insegna che la storia non insegna niente!
facciamozi forza.
oggi, constatando ciò che accade mentre noi tutti continuiamo a fare la nostra vita, mi accorgo che questa percezione di inferiorità è puramente illusoria.
oggi, infatti, e ancora una volta, la guerra accarezza le nostre esistenze lasciandole completamente indifferenti. è la nuova dimensione della guerra, quella che non hanno vissuto i nostri vecchi che hanno visto i fuochi artificiali delle bombe su torino, quella della cui gravità nemmeno noi ci rendiamo conto andando a lavorare, continuando a giocare a tennis e pensando in quale ristorante sia "carino" andare il sabato sera.
è una dimensione subdola e ancora più assassina di quella d'antan che smembrava i corpi delle nostre genti, una forma strisciante di indifferenza verso ciò che accade lontano da noi che non ci fa onore e certamente non ci promette di avere giovani che ascolteranno, tra molti anni, le nostre mancate azioni.
eppure ci abbiamo provato!
sabato 12 aprile 2003: con le scuole di druento avevamo già da tempo organizzato una marcia della pace per protestare contro la minacciata invasione dell'iraq da parte delle forze alleate. io accoglievo i ragazzi davanti alla biblioteca con questa frase: siete arrivati in ritardo? era una domanda retorica e alla fine del discorso (che vi risparmio) la risposta era no! purtroppo l'attacco all'iraq era partito il 20 marzo...
in quello stesso periodo con mia moglie e un gruppo di amici avevo raccolto numerose firme a nome di emergency per ricordare a tutta la comunità i disposti dell'art. 11 della nostra costituzione: lodevole iniziativa, quanto inutile! poco dopo - credo nel 2005 - vi fu la partecipazione dell'italia alle operazioni in kossovo, una cosa gravissima a mio parere anche se fatta da un governo di "sinistra".
due anni fa il mio comune - druento - ha aderito alla marcia mondiale per la pace partita il 2 ottobre 2009 dalla nuova zelanda e portatrice per tutti i continenti di un messaggio di speranza. grandi procalmi, grandi discorsi dei politici di tutto il mondo, dai più alti ai più bassi livelli e poi...bombe, altre bombe in israele, in palestina, adesso in libia, bombe scagliate da un premio nobel per la pace, bombe come unico argomento di persuasione, bombe che aumentano il pil e scaraventano l'umanità in un punto davvero basso della sua storia. non abbiamo il diritto, con tutta la cultura, l'esperienza e la tecnologia di cui disponiamo, di ricorrere alle bombe per abbattere i tiranni. non ricordo più chi disse (forse erasmo da rotterdam): non è difficile abbattere un tiranno, difficile è convincerlo. noi abbattiamo anche con la nostra indifferenza verso quello che accade in luogh i abbastanza lontani perchè il rumore non giunga direttamente alle nostre orecchie.
eppure, ripeto, forse troppo timidamente, ci abbiamo provato.
condivido il grido di laura e il mesto lamento di italo, e lancio a mia volta un'accusa a tutti quegli ipocriti che, avendo alte responsabilità politiche, non sanno che lanciare bombe, sovente dopo averne proclamata l'inutilità.
allora due sono le soluzioni: 1) quella di laura del non votare;
2) quella di chiedere a tutti quelli del parlamento italiano che strillano contro la maggioranza dispotica, di andarsene. non sull'aventino, andarsene proprio e tornare alle proprie occupazioni (chi ce l'ha), svuotando l'aula e costringendo il presidente napolitano ad indire nuove elezioni. visto cosa serve stare in un parlamento di venduti dove passa di tutto, tanto vale svuotarlo, delegittimarlo per davvero.
ma io sono quasi certo che in caso di voto parlamentare sulla partecipazione dell'italia alla guerra in libia molti sarebbero i voti a favore, e nache trasversali.
solo a scriverla questa frase: la guerra in libia, fa venire i brividi! ci siamo di nuovo, viene da dire, era il 1911 quando persino mussolini era contrario, come oggi la lega...
la storia - per dirla con manzoni - insegna che la storia non insegna niente!
facciamozi forza.
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