mercoledì 5 ottobre 2011

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Postato da italooggi, 22:53

E' la fine del web come lo conosciamo, but I don't feel fine.

Non penso che il decreto sulle intercettazioni possa far chiudere le espressioni del web, perchè non è applicabile e dimostra solo l'ignoranza di chi lo promulga.
Ciò che mi preoccupa è ciò che sta dietro  a chi muove i fili dei burattini che l'hanno proposto; per quanto ignoranti, hanno capito che la rete è potenza democratica e cercano di tacitarla.
Anche Beppe Grillo, che un tempo sfasciava i computer sul palco come simbolo del male, da qualche tempo  l'ha capito e ha creato un movimento di rete che influisce sulle persone e sulla politica italiana.

"It's the end of the web as we know it", è la fine del web così come lo conosciamo, qualche giornalista sostiene parafrasando i R.E.M (It's the end of the word as we know it - and I feel fine),  in questo illuminante articolo.

Ciò che hanno compreso i burattinai è che sarà lo stesso 'popolo della rete' ad impiccarsi da solo utilizzando i grandi social network: faceb%k e g%gle in primis, esattamente come le casalinghe e gli anziani si sono fatti strangolare da mediaset.

Ormai anche i più alternativi tra i giovani (e vecchi)  politicanti usano i social network; non hanno capito la lezione che arriva dalle rivolte in nordafrica: solo email, al massimo siti web piccoli, non multinazionali.

Ciò che non si riesce a capire, e che non è facile capire, è che stiamo perdendo livelli di libertà in rete e ciò significa perdere livelli di libertà nella nostra socialità, nel vivere civile.
E' difficile capire perchè il concetto si interseca con considerazioni tecnologiche che, com'è logico, non tutti possono facilmente padroneggiare; tantomeno quei manichini affetti da delirio di onnipotenza dei nostri politici.

Cercherò comunque in breve di dare qualche dritta, rischiando l'accusa di hybris nell'analisi sociale, con la sola stupida speranza di poter dire un giorno la stupidissima frase 'io l'avevo detto':
Se voi, o la vostra organizzazione,

1) non avete un dominio di secondo livello non siete cittadini di prima classe (mutuato dall'articolo citato, di cui raccomando la lettura, compresi i 184 commenti), se non sapete cos'è un dominio di secondo livello siete messi male. La (nuova) legge non ammette ignoranza, non pensate di essere al riparo.
2) se avete un dominio a vostro nome, ma utilizzate software fatto da altri, siete comunque al servizio di chi ve lo fornisce e siete soggetti al suo modo di governare
3) se utilizzate software open source, ma non contribuite alla comunità open source con donazioni o con sorgenti, non siete padroni di ciò che esprimete in rete e siete facilmente controllabili nelle vostre azioni

In rete non esiste nulla di gratuito; tutto ciò che vi sembra gratis in realtà lo pagate caro, tutto ciò che pagate lo potete invece controllare (nei limiti dei contratti).

La rete sta passando da qualcosa di immateriale a qualcos'altro di dannatamente fisico, che influenzerà sempre di più le nostre vite.
Serve, soprattutto da parte di chi vuole fare politica o amministrare cittadini,  uno sforzo grande  di comprensione, di studio, di adattamento alle nuove culture, di confronto con il mondo globale dei due miliardi (oggi) di persone connesse ad internet.
 Il nuovo controllo mondiale sta passando sopra le nostre teste e attraverso la luce dei nostri monitor; la televisione non è più nulla, andrà presto a morire come mezzo di comunicazione di massa, sarà uno dei tanti siti web.

Se la rete è potenza democratica e qualcuno vuole uccidere questa libertà è ora di muoversi, e di smettere di fare spallucce o sorridere di fronte al parallelo tra hacker e partigiani.
Sveglia, il tempo è passato, la guerra iniziata.
Se anche un tardo come Beppe Grillo nel suo Blog oggi (5/10/11) intitola 'guerra alla rete' voi che siete molto più avanti di lui che aspettare a muovervi?

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