venerdì 21 ottobre 2011

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Postato da italooggi, 16:48

Caro amico ti scrivo

A volte incontro qualcosa di nuovo nel discutere di politica; e allora mi ferma un attimo, attonito, stupito d'essere stupito.
In mezzo alle stupidità à la Facebook (il mezzo è il messaggio, che senso ha parlare di politica con la voce e i mezzi di una società di pubblicità?) e agli articoli 'soliti' dei grandi quotidiani nella  raccolta di fonti di informazione nei miei bookmarks c'è il bellissimo Giap, curato da quei  Wu Ming & company che tante idee nuove hanno dato alla scrittura .
Ecco, la frase che m'ha scosso è questa:

"La catastrofe c'è già stata. E prima che politica ed economica, essa è stata culturale"

ed è in un articolo nel quale il protagonista (Luca, #WuMing 3) parla dell'infarto che l'ha colpito il giorno prima della manifestazione del 15 ottobre. Insieme alla frase sono citati i tempi lunghi necessari per una possibile 'cura' della catastrofe.

Sembra una banalità, magari per molti di voi è pensiero quotidiano: per me no, è novità vederlo scritto a chiare lettere, è novità il fatto che mentre qualcuno s'accapiglia sui black block e sui P(d)(l) vari proponendo miracolistiche ricette risolutive (dal manganelliamoli tutti all'incarceriamo la polizia) altre persone vedano chiara la genesi di ciò che ci ha portato a questo stato di cose, a questo 'infarto' della nostra società.

La catastrofe c'è già stata.
Il problema è il passato, che ci ha rovinato la vita di oggi. E' successo qualcosa in Italia, diciamo dal craxismo in poi che ha ucciso la società civile. Ed è successo mentre io non me ne stavo accorgendo. Eppure l'avevo subodorato... quando Agnelli ha detto 'la festa è finita' mi son detto 'Ah si? ma io dov'ero?'

Prima che politica ed economica, essa è stata culturale.
Perchè prima di tutto viene la cultura; poi tutto il resto, nonostante che tutti pensiamo che si filosofeggia solo con la pancia piena.
Quindi stiamo oggi pagando la crisi culturale innestata in questo paese venti o trent'anni fa. E siamo appena agli inizi; non c'è nessun segno che ci possa indicare un futuro migliore a breve. Sono necessari tempi lunghi, una classe politica lungimirante che accetti di perdere la sedia su cui è seduta a causa di decisioni impopolari nel breve periodo che diano frutto solo a posteriori; E' necessario un cambio culturale, è indispensabile che le leve formative si muovano in questa direzione: la scuola, la formazione degli amministratori degli enti pubblici, la manutenzione accurata di ciò che oggi ancora faticosamente funziona.

Non c'è un 'altrimenti', non c'è un altro modo di operare, perchè l'alternativa non è la catastrofe: quella c'è già stata, il passo verso la Grecia, e oltre, è breve ed automatico: perderemo a breve tutte le nostre sicurezze.

Questa è la novità che ho percepito: una presa di coscenza della situazione in cui siamo e verso la quale ci stiamo muovendo, senza speranza che i prossimi tempi possano cambiare qualcosa. Mi torna in mente qualche strofa di Dalla

l'anno che sta arrivando,
fra un anno passerà,
io mi sto preparando, è questa la novità.

Prepariamoci.

Eppure, a guardare Drive In trent'anni fa non sembrava così grave....


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