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Postato da italooggi, 00:17
Anch'io sono sensibile alle campane o, meglio, al loro significato e mi fa piacere che il problema venga segnalato su questo sito fatto di persone attente alla vita, e ai tempi, di questo paese.
Gia Mati aveva riportato l'affezione verso quello spilungone del nostro campanile.
Certo, forse alla fine non è così importante che le campane suonino, o no; ma ci sono significati che corrono sottopelle agli umani e che è bello rivangare.
Da sempre le campane sono il suono della comunità: il modo di chiamarla, di renderla attenta al momento, di unirla su un pensiero; che sia lo scadere dell'ora o il ricordo della festa, o della morte di un amico, sempre hanno questa funzione di raccolta.
Non per nulla, la domanda 'per chi suona la campana' è pregna di significato: suona per chiunque la senta.
Qualcuno passa, o ha passato, parte della propria vita, o la vita intera, scandita dai momenti liturgici della giornata; lodi, ora media, vespri e compieta colorano i giorni di donne e uomini con gli occhi dell'anima alzati al cielo.
Prima dell'alba, nelle lodi, i salmi si vestono di luce; l'ora media incarna il fisico nel materiale mentre i vespri raccolgono il senso del giorno e ci introducono alla 'piccola morte' del sonno che nella compieta ci porta a mimare un respiro più grande.
Poco importa che seguiate una liturgia canonica o che gli occhi delle vostre anime usino altre leve per cercare; da che esiste il mondo si alza il sole e cala, ruotano le stagioni, imbiancano i capelli. Indipendentemente dalla liturgia che v'è cara, tanto che leggiate il libro di Giobbe quanto che siate soliti celebrare il momento con una birra fresca allungando le gambe sul divano.
Da che esiste il mondo usiamo momenti importanti del giorno, dell'anno e della vita per allargare gli orizzonti.
Non esiste uomo o donna che non porti incise dentro sè le significanze scandite dal tempo; liberi di ignorarle, liberi di santificarle, liberi di salmodiare, liberi di alzare un'ode al proprio d(io) di fronte ad un pasto quotidiano o allo spettacolo della cintura di Orione che in questo periodo, a La Cassa, santifica l'alba.
Se poi le campane si rivolgono all'Ave Maria, cioè al femminile (così tanto violentato dalla tradizione cattolica), c'è veramente spazio per farsi illuminare dai rintocchi.
Liberi: questo ci dicono le campane, liberi di usare il tempo come ci pare, dandogli il significato che preferiamo.
Ogni volta che suonano ci ricordano che siamo liberi di fare ciò che vogliamo: ma agendo in questo tempo, in questo luogo.
Ora.
[et labora?]
Gia Mati aveva riportato l'affezione verso quello spilungone del nostro campanile.
Certo, forse alla fine non è così importante che le campane suonino, o no; ma ci sono significati che corrono sottopelle agli umani e che è bello rivangare.
Da sempre le campane sono il suono della comunità: il modo di chiamarla, di renderla attenta al momento, di unirla su un pensiero; che sia lo scadere dell'ora o il ricordo della festa, o della morte di un amico, sempre hanno questa funzione di raccolta.
Non per nulla, la domanda 'per chi suona la campana' è pregna di significato: suona per chiunque la senta.
Qualcuno passa, o ha passato, parte della propria vita, o la vita intera, scandita dai momenti liturgici della giornata; lodi, ora media, vespri e compieta colorano i giorni di donne e uomini con gli occhi dell'anima alzati al cielo.
Prima dell'alba, nelle lodi, i salmi si vestono di luce; l'ora media incarna il fisico nel materiale mentre i vespri raccolgono il senso del giorno e ci introducono alla 'piccola morte' del sonno che nella compieta ci porta a mimare un respiro più grande.
Poco importa che seguiate una liturgia canonica o che gli occhi delle vostre anime usino altre leve per cercare; da che esiste il mondo si alza il sole e cala, ruotano le stagioni, imbiancano i capelli. Indipendentemente dalla liturgia che v'è cara, tanto che leggiate il libro di Giobbe quanto che siate soliti celebrare il momento con una birra fresca allungando le gambe sul divano.
Da che esiste il mondo usiamo momenti importanti del giorno, dell'anno e della vita per allargare gli orizzonti.
Non esiste uomo o donna che non porti incise dentro sè le significanze scandite dal tempo; liberi di ignorarle, liberi di santificarle, liberi di salmodiare, liberi di alzare un'ode al proprio d(io) di fronte ad un pasto quotidiano o allo spettacolo della cintura di Orione che in questo periodo, a La Cassa, santifica l'alba.
Se poi le campane si rivolgono all'Ave Maria, cioè al femminile (così tanto violentato dalla tradizione cattolica), c'è veramente spazio per farsi illuminare dai rintocchi.
Liberi: questo ci dicono le campane, liberi di usare il tempo come ci pare, dandogli il significato che preferiamo.
Ogni volta che suonano ci ricordano che siamo liberi di fare ciò che vogliamo: ma agendo in questo tempo, in questo luogo.
Ora.
[et labora?]
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