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Postato da italooggi, 13:35
Non tagliare l'albero su cui sei seduto
Tu conosci bene i ragazzi e sei in mezzo a loro, sai quello che pensano.
Anch'io ne so qualcosa: ho lavorato per più di vent'anni insegnando a ragazzi delle superiori e delle università, ho due figli che sono stati rappresentanti di istituto al liceo Gioberti e che sono stati tra i promotori delle 'agitazioni' di questi giorni, veri e propri 'agit-prop'.
Tu conosci bene i ragazzi e sai bene che il 90% non sa nulla della riforma, che vogliono solo tagliare da scuola, che non vogliono studiare, che ha ragione Berlusconi; i ragazzi seri sono a casa a studiare, ha ragione Fede, la polizia non dovrebbe fare altro che menarli. Magari frequenti le università, e sai che sono solo i 'baroni ' a dettare legge e ad assumere familiari.
Anch'io ne so qualcosa: lavoro a volte all'università (poli/economia/palazzo nuovo) insieme a prof e ricercatori; conosco gli sguardi dei ragazzi che partono malvolentieri per la California che dà loro lavoro, e quelli dei professori che hanno la testa pieni di soli punti interrogativi. Tutti grigi, tutti tristi. Non avevano scelto di insegnare per diventare agenti commerciali dell'università.
Tu conosci bene i ragazzi e sai che non sono come te: studiavi, ti impegnavi, altro che scioperi e cortei. Tu, come me, appartieni alla generazione della gente seria: quelli che adesso giudicano i ragazzi perchè, porco giuda, noi sì che abbiamo sempre lavorato.
La generazione che negli ultimi trent'anni ha fatto cose serie: ha portato la nazione ad uno dei più grandi deficit del mondo, ha creato questa università e questa scuola, le ha fatte diventare penose così come sono, ha generato lo sfacelo che vediamo, ha ucciso la formazione e la cultura in questo paese. Ci ha fatto dimenticare che la cultura è sempre stata l'unica, vera ricchezza degli italiani.
Alessandro, sinceramente: che argomenti pensi noi possiamo avere per riprendere i ragazzi, per dir loro quello che devono o non devono fare, per giudicarli? Che mondo abbiamo dato loro, che scuola abbiamo costruito? Davvero dovrebbero ringraziare la nostra generazione per quello che hanno ricevuto? Noi possiamo farlo con la generazione precedente alla nostra, che ha fatto diventare l'Italia il settimo paese al mondo. Ma noi, cosa abbiamo fatto? (Io personalmente, nulla: sono stato sputato fuori dal sistema quando ho cercato di cambiarlo).
***
Lunedì sera mio figlio ha organizzato, insieme ad altri, una assemblea allargata ai genitori nel suo liceo. Siamo arrivati più o meno alle otto: c'erano 80/100 ragazzi, una trentina di genitori con 'generi di conforto'. I ragazzi occupavano da sei giorni: stanchi, distrutti. Con gli occhi pieni d'orgoglio: per aver conservato l'ordine, la scuola pulita, nessun disordine, per aver organizzato gruppi di formazione, per non aver interrotto la continuità didattica, per aver rispettato chi comunque non voleva protestare.
Hanno occupato consapevoli dell'illecità dell'atto, accompagnati dalle minacce dei dirigenti e professori. Consapevoli, anche, di voler fare qualcosa per far esplodere la loro sete di verità, la palese ingiustizia che sentivano cadere sul loro futuro.
Hanno tenuto un'assemblea ordinata, dando la parola alle persone al tempo giusto, analizzando le minacce ricevute, le conseguenze, i modi di rispondere, i mezzi a disposizione per fare capire al mondo dei 'grandi' quanto avevano nel cuore.
Nei loro occhi, le prime tracce di maturità; non più la spensieratezza, ma la consapevolezza che i forti ideali non posso che esprimersi attraverso atti concreti, dei quali vanno giudicati i rischi. Occhi forti, di chi cerca di anteporre ciò in cui crede al pericolo che comporta; occhi dolci, di chi spera.
Personalmente ho vibrato di uno strano sentimento: in passato ero stato io a spiegare le riforme ai miei figli; oggi le hanno spiegate loro a me, e io mi sono accorto di riposare sulla loro capacità di analisi. Ho investito su di loro per vent'anni e oggi, strano, mi sento quasi pensionato...
Dopo l'assemblea, hanno organizzato ls proiezione in palestra di 'Vieni via con me', di Fazio e Saviano.
Alessandro, tu conosci bene i ragazzi io forse no; non m'aspettavo mi spezzassero il cuore. Ai miei tempi le uniche volte che si guardava qualcosa insieme era 'quelli della notte'; nulla di paragonabile all'impegno rapito di questi ragazzi che, scalzi per non sporcare la palestra, stavano a sentire Saviano parlare di ideali, diritti, di Costituzione, quasi fossero a lezione. Sussurrandosi qualcosa, piano, nei passaggi meno chiari o su cui potevano essere meno d'accordo.
Alessandro, tu conosci i ragazzi e io mi faccio abbindolare ma, credimi, è stata una gioia. Anche per me, che di assemblee ne ho viste tante, che di ragazzi sfaticati ne ho conosciuti parecchi, è stato uno struggersi dell'anima.
Io, evidentemente, non conosco i ragazzi come te, mi hanno sorpreso e stupito, mi ha riempito il cuore questa voglia di cambiare il mondo, questa tensione vera, politica.
Certo, c'era anche qualche casinista fuori a giocare al pallone invece che seguire Saviano; forse più simile a me e alla mia generazione.
***
Preavvisato del blocco del traffico, martedì, giorno di discussione del decreto, mi sono spostato a piedi; nel percorso dal palazzo della Provincia (corso Inghilterra) a piazza Statuto ho trovato la coda delle persone bloccate nelle auto; più o meno era l'una.
Inferocite, giustamente. Una signora è scesa in pelliccia dal SUV e ha insultato i primi poliziotti che ha trovato, perchè 'questi coglioni in divisa non sono neanche capaci di sgombrare quattro ragazzotti'. La polizia non è intervenuta: si teneva presente in forze nelle vie laterali, per intervenire solo in caso di bisogno.
In piazza Statuto, il caos delle auto e dei bus: tutti bloccati, tutti inferociti.
Ragazzi seduti per terra bloccavano le macchine.
Poi verso l'una hanno tolto il blocco: insieme, per riprendere il corteo. E far rifluire il traffico perchè, mi dicevano (sai, a volte con loro parlo), in quel modo avrebbero arrecato il minimo danno per ottenere la massima visibilità (poi, al pomeriggio, c'è stato ben altro, in tangenziale e a porta nuova: ben peggio).
Andando verso porta Susa ho trovato due ragazzi che andavano incontro agli 'inferociti' offrendo un bicchiere di tè, accettando gli insulti, provando a spiegare le loro ragioni. Senza violenze, senza forzature, quasi in modo leggero: questa è la nostra protesta, state almeno a sentire perchè vi stiamo danneggiando.
***
Sicuramente quanto ho riportato non è la cronaca globale di quanto è successo: sono le impressioni che ho ricevuto io dalle manifestazioni di questi giorni, dalle quali, per mia fortuna, non sono stato danneggiato.
Sono perfettamente conscio che ci sono stati episodi negativi e che il danno arrecato è stato enorme, e che ho riportato solo una parte della verità.
Tuttavia, Alessando, tu conosci i giovani, io no: a me sembrano l'unica speranza che abbiamo di cambiare il paese.
Noi non ci siamo riusciti: ed è colpa nostra, non loro.
(le foto si possono vedere su losero.net)
Anch'io ne so qualcosa: ho lavorato per più di vent'anni insegnando a ragazzi delle superiori e delle università, ho due figli che sono stati rappresentanti di istituto al liceo Gioberti e che sono stati tra i promotori delle 'agitazioni' di questi giorni, veri e propri 'agit-prop'.
Tu conosci bene i ragazzi e sai bene che il 90% non sa nulla della riforma, che vogliono solo tagliare da scuola, che non vogliono studiare, che ha ragione Berlusconi; i ragazzi seri sono a casa a studiare, ha ragione Fede, la polizia non dovrebbe fare altro che menarli. Magari frequenti le università, e sai che sono solo i 'baroni ' a dettare legge e ad assumere familiari.
Anch'io ne so qualcosa: lavoro a volte all'università (poli/economia/palazzo nuovo) insieme a prof e ricercatori; conosco gli sguardi dei ragazzi che partono malvolentieri per la California che dà loro lavoro, e quelli dei professori che hanno la testa pieni di soli punti interrogativi. Tutti grigi, tutti tristi. Non avevano scelto di insegnare per diventare agenti commerciali dell'università.
Tu conosci bene i ragazzi e sai che non sono come te: studiavi, ti impegnavi, altro che scioperi e cortei. Tu, come me, appartieni alla generazione della gente seria: quelli che adesso giudicano i ragazzi perchè, porco giuda, noi sì che abbiamo sempre lavorato.
La generazione che negli ultimi trent'anni ha fatto cose serie: ha portato la nazione ad uno dei più grandi deficit del mondo, ha creato questa università e questa scuola, le ha fatte diventare penose così come sono, ha generato lo sfacelo che vediamo, ha ucciso la formazione e la cultura in questo paese. Ci ha fatto dimenticare che la cultura è sempre stata l'unica, vera ricchezza degli italiani.
Alessandro, sinceramente: che argomenti pensi noi possiamo avere per riprendere i ragazzi, per dir loro quello che devono o non devono fare, per giudicarli? Che mondo abbiamo dato loro, che scuola abbiamo costruito? Davvero dovrebbero ringraziare la nostra generazione per quello che hanno ricevuto? Noi possiamo farlo con la generazione precedente alla nostra, che ha fatto diventare l'Italia il settimo paese al mondo. Ma noi, cosa abbiamo fatto? (Io personalmente, nulla: sono stato sputato fuori dal sistema quando ho cercato di cambiarlo).
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Lunedì sera mio figlio ha organizzato, insieme ad altri, una assemblea allargata ai genitori nel suo liceo. Siamo arrivati più o meno alle otto: c'erano 80/100 ragazzi, una trentina di genitori con 'generi di conforto'. I ragazzi occupavano da sei giorni: stanchi, distrutti. Con gli occhi pieni d'orgoglio: per aver conservato l'ordine, la scuola pulita, nessun disordine, per aver organizzato gruppi di formazione, per non aver interrotto la continuità didattica, per aver rispettato chi comunque non voleva protestare.
Hanno occupato consapevoli dell'illecità dell'atto, accompagnati dalle minacce dei dirigenti e professori. Consapevoli, anche, di voler fare qualcosa per far esplodere la loro sete di verità, la palese ingiustizia che sentivano cadere sul loro futuro.
Hanno tenuto un'assemblea ordinata, dando la parola alle persone al tempo giusto, analizzando le minacce ricevute, le conseguenze, i modi di rispondere, i mezzi a disposizione per fare capire al mondo dei 'grandi' quanto avevano nel cuore.
Nei loro occhi, le prime tracce di maturità; non più la spensieratezza, ma la consapevolezza che i forti ideali non posso che esprimersi attraverso atti concreti, dei quali vanno giudicati i rischi. Occhi forti, di chi cerca di anteporre ciò in cui crede al pericolo che comporta; occhi dolci, di chi spera.
Personalmente ho vibrato di uno strano sentimento: in passato ero stato io a spiegare le riforme ai miei figli; oggi le hanno spiegate loro a me, e io mi sono accorto di riposare sulla loro capacità di analisi. Ho investito su di loro per vent'anni e oggi, strano, mi sento quasi pensionato...
Dopo l'assemblea, hanno organizzato ls proiezione in palestra di 'Vieni via con me', di Fazio e Saviano.
Alessandro, tu conosci bene i ragazzi io forse no; non m'aspettavo mi spezzassero il cuore. Ai miei tempi le uniche volte che si guardava qualcosa insieme era 'quelli della notte'; nulla di paragonabile all'impegno rapito di questi ragazzi che, scalzi per non sporcare la palestra, stavano a sentire Saviano parlare di ideali, diritti, di Costituzione, quasi fossero a lezione. Sussurrandosi qualcosa, piano, nei passaggi meno chiari o su cui potevano essere meno d'accordo.
Alessandro, tu conosci i ragazzi e io mi faccio abbindolare ma, credimi, è stata una gioia. Anche per me, che di assemblee ne ho viste tante, che di ragazzi sfaticati ne ho conosciuti parecchi, è stato uno struggersi dell'anima.
Io, evidentemente, non conosco i ragazzi come te, mi hanno sorpreso e stupito, mi ha riempito il cuore questa voglia di cambiare il mondo, questa tensione vera, politica.
Certo, c'era anche qualche casinista fuori a giocare al pallone invece che seguire Saviano; forse più simile a me e alla mia generazione.
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Preavvisato del blocco del traffico, martedì, giorno di discussione del decreto, mi sono spostato a piedi; nel percorso dal palazzo della Provincia (corso Inghilterra) a piazza Statuto ho trovato la coda delle persone bloccate nelle auto; più o meno era l'una.
Inferocite, giustamente. Una signora è scesa in pelliccia dal SUV e ha insultato i primi poliziotti che ha trovato, perchè 'questi coglioni in divisa non sono neanche capaci di sgombrare quattro ragazzotti'. La polizia non è intervenuta: si teneva presente in forze nelle vie laterali, per intervenire solo in caso di bisogno.
In piazza Statuto, il caos delle auto e dei bus: tutti bloccati, tutti inferociti.
Ragazzi seduti per terra bloccavano le macchine.
Poi verso l'una hanno tolto il blocco: insieme, per riprendere il corteo. E far rifluire il traffico perchè, mi dicevano (sai, a volte con loro parlo), in quel modo avrebbero arrecato il minimo danno per ottenere la massima visibilità (poi, al pomeriggio, c'è stato ben altro, in tangenziale e a porta nuova: ben peggio).
Andando verso porta Susa ho trovato due ragazzi che andavano incontro agli 'inferociti' offrendo un bicchiere di tè, accettando gli insulti, provando a spiegare le loro ragioni. Senza violenze, senza forzature, quasi in modo leggero: questa è la nostra protesta, state almeno a sentire perchè vi stiamo danneggiando.
***
Sicuramente quanto ho riportato non è la cronaca globale di quanto è successo: sono le impressioni che ho ricevuto io dalle manifestazioni di questi giorni, dalle quali, per mia fortuna, non sono stato danneggiato.
Sono perfettamente conscio che ci sono stati episodi negativi e che il danno arrecato è stato enorme, e che ho riportato solo una parte della verità.
Tuttavia, Alessando, tu conosci i giovani, io no: a me sembrano l'unica speranza che abbiamo di cambiare il paese.
Noi non ci siamo riusciti: ed è colpa nostra, non loro.
(le foto si possono vedere su losero.net)
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