Ultimi interventi sul forum
Postato da marco oggi, 10:30
prova ad andare a visitare il sito di un bookmaker straniero (ad. esempio www.paddypower.ie ) vedrai che il sito è oscurato da una bella pagine dei Monopoli di Stato in quanto è vietato giocare su siti esteri in quanto si evadono le imposte sul gioco italiane e ciò è illegale. Quindi volevo dire che i mezzi tecnici ci sono per vietare qualcosa che non è consentito e quindi non ha senso limitare l'uso della rete. Basta che la Forza Pubblica lo sappia controllare.
Postato da Anonimooggi, 10:54
Scusate, forse avrei dovuto aprire un altro argomento sul forum e non postarlo su questo che parla di reti internet. Mi perdonerete per questo.
Da Wikipedia:
“Un partigiano è un combattente armato che non appartiene ad un esercito regolare ma ad un movimento di resistenza e che solitamente si organizza in bande o gruppi, per fronteggiare uno o più eserciti regolari, ingaggiando una guerra "asimmetrica".
Letteralmente significa "di parte", ovvero persona schierata con una delle parti in causa.”
A costo di sembrare presuntuosa e di farmi rimproverare da chi la resistenza l'ha fatta e partigiano lo è stato nell'accezione più dolorosa del termine (e scusatemi, ma solo da loro accetto rimproveri su questo argomento, non da altri), io mi sento molto partigiana.
La società in cui ci siamo trovati a nascere e vivere è, per le persone che condividono i miei stessi principi, un campo di battaglia e ogni giorno ci si ritrova a combattere una guerra. Piccole e grandi battaglie quotidiane rendono questa vita una guerra per la sopravvivenza.
E non sto parlando di sopravvivenza solo fisica ed economica, ma sopravvivenza intellettuale.
La libertà di azione, il poter sostenere le proprie lotte a favore della legalità, della cultura, del vivere in modo sostenibile, è una libertà dura a conquistarsi. Soprattutto in una società dominata, come quella in cui stiamo vivendo, dal consumismo sfrenato, dalla filosofia del “vince chi è più furbo”.
Ogni giorno mi sento partigiana nelle mie azioni di consumo critico, di diffusione del senso di legalità che ormai vedo sempre di più perdersi.
E' vero, non metto a rischio fisicamente la mia vita, ma certo me la complico parecchio. Io e mio marito siamo liberi professionisti, quanto più facile sarebbe vivere nell'illegalità, arricchirsi in modo subdolo, non pagare le tasse, etc? Quanto più facile sarebbe far parte dell'esercito dei “regolari”, del regime?
Fortunatamente non viviamo in una società armata, non nel quotidiano per lo meno, e quindi non c'è bisogno di schivare le pallottole o nascondersi dai rastrellamenti. Ma anche noi siamo organizzati in gruppi che cercano, a fatica, di diffondere i principi di cui sopra, di coinvolgere altre persone, di condividere, di essere solidali. Noi partigiani cerchiamo di educare i nostri figli alla tolleranza, alla pace e non ditemi che, con gli esempi che ci arrivano dai nostri governanti e dalla generazione che questi hanno partorito, propugnare questi principi sia cosa semplice.
Dare al mondo dei figli che in ogni contesto devono giustificare le proprie scelte e sostenerli in queste scelte (dall'occupazione scolastica al vestirsi non firmati, dal non acquistare dalle multinazionali al non bere tutto quello che la televisione passa, dall'allacciarsi e far allacciare le cinture di sicurezza in auto al non maltrattare un magrebino davanti a scuola) non è un modo semplice di vivere, anzi, è faticoso, complicato e rischioso.
E' vero, come dice Igor, non ci montiamo la testa noi che picchettiamo sulla tastiera con i piedi al caldo sotto la scrivania, i partigiani lottavano per combattere chi toglieva loro la vita, la dignità e la libertà.
Ebbene, anche io lotto strenuamente contro quelli che vogliono decidere della vita e della morte del prossimo con le loro leggi contro l'eutanasia e l'aborto, contro quelli che tolgono la dignità a chi viene nel nostro paese per trovare lavoro scappando da realtà invivibili, contro chi ci toglie subdolamente la nostra libertà di discernere, bombardandoci di informazione becera e di regime.
Io lotto e mi sento partigiana, in questa lotta. Mi piacerebbe sentire il parere di qualcuno che la Resistenza l'ha fatta, abbiamo ancora alcuni dei nostri concittadini che potrebbero dircelo.
Che hanno vissuto il dramma della guerra, della perdita degli affetti, che hanno sentito l'odore del sangue fresco, che hanno sparato, che si sono nascosti nel fango, che hanno vissuto momenti drammatici, come solo una guerra sa partorire.
Non è mancanza di rispetto verso queste persone dire che io mi sento partigiana, oggi.
Io sono una combattente, armata dei miei principi, che non mi sento di appartiene ad un esercito regolare ma ad un movimento di resistenza (resistere, resistere, resistere) e che mi organizzo in gruppi, per fronteggiare uno o più eserciti regolari, ingaggiando una guerra "asimmetrica”, infatti loro sono in tantissimi e noi, purtroppo, ancora in pochi.
Ma cresceremo!
pace
Laura
Da Wikipedia:
“Un partigiano è un combattente armato che non appartiene ad un esercito regolare ma ad un movimento di resistenza e che solitamente si organizza in bande o gruppi, per fronteggiare uno o più eserciti regolari, ingaggiando una guerra "asimmetrica".
Letteralmente significa "di parte", ovvero persona schierata con una delle parti in causa.”
A costo di sembrare presuntuosa e di farmi rimproverare da chi la resistenza l'ha fatta e partigiano lo è stato nell'accezione più dolorosa del termine (e scusatemi, ma solo da loro accetto rimproveri su questo argomento, non da altri), io mi sento molto partigiana.
La società in cui ci siamo trovati a nascere e vivere è, per le persone che condividono i miei stessi principi, un campo di battaglia e ogni giorno ci si ritrova a combattere una guerra. Piccole e grandi battaglie quotidiane rendono questa vita una guerra per la sopravvivenza.
E non sto parlando di sopravvivenza solo fisica ed economica, ma sopravvivenza intellettuale.
La libertà di azione, il poter sostenere le proprie lotte a favore della legalità, della cultura, del vivere in modo sostenibile, è una libertà dura a conquistarsi. Soprattutto in una società dominata, come quella in cui stiamo vivendo, dal consumismo sfrenato, dalla filosofia del “vince chi è più furbo”.
Ogni giorno mi sento partigiana nelle mie azioni di consumo critico, di diffusione del senso di legalità che ormai vedo sempre di più perdersi.
E' vero, non metto a rischio fisicamente la mia vita, ma certo me la complico parecchio. Io e mio marito siamo liberi professionisti, quanto più facile sarebbe vivere nell'illegalità, arricchirsi in modo subdolo, non pagare le tasse, etc? Quanto più facile sarebbe far parte dell'esercito dei “regolari”, del regime?
Fortunatamente non viviamo in una società armata, non nel quotidiano per lo meno, e quindi non c'è bisogno di schivare le pallottole o nascondersi dai rastrellamenti. Ma anche noi siamo organizzati in gruppi che cercano, a fatica, di diffondere i principi di cui sopra, di coinvolgere altre persone, di condividere, di essere solidali. Noi partigiani cerchiamo di educare i nostri figli alla tolleranza, alla pace e non ditemi che, con gli esempi che ci arrivano dai nostri governanti e dalla generazione che questi hanno partorito, propugnare questi principi sia cosa semplice.
Dare al mondo dei figli che in ogni contesto devono giustificare le proprie scelte e sostenerli in queste scelte (dall'occupazione scolastica al vestirsi non firmati, dal non acquistare dalle multinazionali al non bere tutto quello che la televisione passa, dall'allacciarsi e far allacciare le cinture di sicurezza in auto al non maltrattare un magrebino davanti a scuola) non è un modo semplice di vivere, anzi, è faticoso, complicato e rischioso.
E' vero, come dice Igor, non ci montiamo la testa noi che picchettiamo sulla tastiera con i piedi al caldo sotto la scrivania, i partigiani lottavano per combattere chi toglieva loro la vita, la dignità e la libertà.
Ebbene, anche io lotto strenuamente contro quelli che vogliono decidere della vita e della morte del prossimo con le loro leggi contro l'eutanasia e l'aborto, contro quelli che tolgono la dignità a chi viene nel nostro paese per trovare lavoro scappando da realtà invivibili, contro chi ci toglie subdolamente la nostra libertà di discernere, bombardandoci di informazione becera e di regime.
Io lotto e mi sento partigiana, in questa lotta. Mi piacerebbe sentire il parere di qualcuno che la Resistenza l'ha fatta, abbiamo ancora alcuni dei nostri concittadini che potrebbero dircelo.
Che hanno vissuto il dramma della guerra, della perdita degli affetti, che hanno sentito l'odore del sangue fresco, che hanno sparato, che si sono nascosti nel fango, che hanno vissuto momenti drammatici, come solo una guerra sa partorire.
Non è mancanza di rispetto verso queste persone dire che io mi sento partigiana, oggi.
Io sono una combattente, armata dei miei principi, che non mi sento di appartiene ad un esercito regolare ma ad un movimento di resistenza (resistere, resistere, resistere) e che mi organizzo in gruppi, per fronteggiare uno o più eserciti regolari, ingaggiando una guerra "asimmetrica”, infatti loro sono in tantissimi e noi, purtroppo, ancora in pochi.
Ma cresceremo!
pace
Laura
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