martedì 6 settembre 2011

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Postato da Laura LaLunga Martinoggi, 20:11

La crisi sono loro

Ogni tanto mi capita di leggere il blog di Beppe Grillo e sempre più spesso mi trovo d'accordo con quello che dice (non sempre per la verità, spesso).

La crisi sono loro (i partiti, ndr), ma loro non sono in crisi. Non hanno perso nulla e non vogliono arretrare di un millimetro nella difesa dei loro privilegi. La patrimoniale mi sta bene, ma solo se prima viene applicata ai partiti con la cancellazione del finanziamento elettorale di un miliardo di euro. La patrimoniale mi sta ancora meglio, ma solo se viene cancellato il finanziamento pubblico ai giornali. La patrimoniale la amo, ma solo se i diritti pensionistici dei parlamentari vengono eliminati con effetto retroattivo. Il gioco si fa duro, o si gioca tutti insieme, o il cittadino non gioca più. 
 
Quindi sempre più spesso mi chiedo se, in questo caso, e ribadisco, in questo caso, Grillo non abbia ragione e non sia arrivato il momento di aprire gli occhi (citazione di memoria indignadas) e mandarli a casa. Tutti.

Non saprei come, però, questo neppure Grillo ce lo dice. E non saprei neppure cosa succederebbe dopo. Neppure questo ci dice.

Ma di fronte a questa quinta versione della manovra finanziaria (... e come ci manovrano bene...) dove, per far sanare i conti invece di annullare le spese militari aumentano l'età pensionabile delle donne e favoriscono il licenziamento da parte delle aziende, dove quindi nella mia pocaggine intuisco che infieriscono su chi già le tasse le paga e fanno il solletico ai grandi possessori di grandi capitali, di fronte a questa finanziaria, dicevo, il primo pensiero che mi viene in mente non è molto educato. Nè da signora. 

Ha ragione Grillo, tutti a casa? Qualcuno mi sa rispondere e saprebbe prevedere un possibile futuro senza questa classe politica?

E infine: sicuri che non siamo già tutti in default (termine molto di moda di questi tempi) da molti mesi, che non siamo già "scoppiati" e che tutto questo fumo in cui ci fanno vivere fatto di borse che cadono e si rialzano, di manovre che vengono cambiate ogni due per tre, non siano solo diversivi per non farci capire in che baratro siamo finiti?

Avrà ragione Mercalli quando dice che non è lontano il giorno nel quale chi avrà un pezzetto di terreno agricolo dovrà difenderlo con le armi?

Quante domande, vero? Ma prima o poi ci risponderanno?

 

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