Ultimi interventi sul forum
Postato da italooggi, 22:29
driiinnn la ricreazione è finita
Dopo i 'fantastici' anni '80 e '90 un simpatico tale di nome Agnelli disse 'La festa è finita', è ora di tirare la cinghia.
Io che ho passato gli anni '80 e '90 a tirare la cinghia mi sono chiesto: ma porcogiuda dov'ero io quando voi festeggiavate? Dov'è, quand'è che mi son perso la festa? Perchè a me non è arrivato nessun invito?
Beh, ho pensato, ora la festa è finita per tutti, almeno ora tutti dobbiamo metterci a testa bassa a lavorare.
Così ho fatto fino ad oggi, lavorando e allevando figli, ben conscio che la festa era finita e che era ora di darsi da fare.
Oggi mi dicono, e tu mi dici Biagio, che la ricreazione è finita.
Eh, no.
Adesso basta.
Chi si vuole prendere in giro?
La crisi economica è un'invenzione, è creata ad arte. Non dico che non esista; esiste ed è reale ma non è una malattia del mondo, è la messa in atto di una precisa strategia.
Cosa faremo, infatti, dopo la crisi? Lavoreremo di più, pagheremo più tasse, avremo meno libertà; proseguiremo nella distribuzione del reddito in modo diseguale nelle classi sociali, facendo in modo che il proletario sempre più mantenga il padrone, che sempre più proletari mantengano sempre meno padroni sempre più ricchi.
Sì, ho capito, vi dà fastidio questo tono veterocomunista; perdonatemelo. Se non sento dalle noste parti nulla che assomigli a qualcosa di sinistra allora lo scrivo io; cambiate i termini, scrivete quel che volete al posto di proletario e di padrone ('consumatore' e 'multinazionale' fa meno male? è più trendy?)
Mi sembra chiaro che sia in crisi l'intero modello del capitalismo e che si deve dare atto a Marx d'aver detto qualcosa di giusto.
Resta valido ciò che scrive Biagio, ciò che scrive Alessandro: senza un impegno personale sono tutte solo inutili chiacchiere, per prime quelle che state leggendo; ma è proprio questo l'unico modo per fare qualcosa di vero.
Viviamo in un periodo nel quale neanche si osa parlare, o scrivere, per paura di essere criticati o di dare un'immagine diversa da quella magnifica che ognuno ha di sè stesso; un periodo nel quale mettersi in gioco, rischiare di essere impallinati per le proprie idee, esporsi pubblicamente, sono comportamenti giudicati eccessivi, rischiosi, inopportuni, demodé.
Potrebbe andare a finire che chi s'affanna così tanto, alla fine, tra tanta confusione, perda l'invito per la prossima festa...
Io che ho passato gli anni '80 e '90 a tirare la cinghia mi sono chiesto: ma porcogiuda dov'ero io quando voi festeggiavate? Dov'è, quand'è che mi son perso la festa? Perchè a me non è arrivato nessun invito?
Beh, ho pensato, ora la festa è finita per tutti, almeno ora tutti dobbiamo metterci a testa bassa a lavorare.
Così ho fatto fino ad oggi, lavorando e allevando figli, ben conscio che la festa era finita e che era ora di darsi da fare.
Oggi mi dicono, e tu mi dici Biagio, che la ricreazione è finita.
Eh, no.
Adesso basta.
Chi si vuole prendere in giro?
La crisi economica è un'invenzione, è creata ad arte. Non dico che non esista; esiste ed è reale ma non è una malattia del mondo, è la messa in atto di una precisa strategia.
Cosa faremo, infatti, dopo la crisi? Lavoreremo di più, pagheremo più tasse, avremo meno libertà; proseguiremo nella distribuzione del reddito in modo diseguale nelle classi sociali, facendo in modo che il proletario sempre più mantenga il padrone, che sempre più proletari mantengano sempre meno padroni sempre più ricchi.
Sì, ho capito, vi dà fastidio questo tono veterocomunista; perdonatemelo. Se non sento dalle noste parti nulla che assomigli a qualcosa di sinistra allora lo scrivo io; cambiate i termini, scrivete quel che volete al posto di proletario e di padrone ('consumatore' e 'multinazionale' fa meno male? è più trendy?)
Mi sembra chiaro che sia in crisi l'intero modello del capitalismo e che si deve dare atto a Marx d'aver detto qualcosa di giusto.
Resta valido ciò che scrive Biagio, ciò che scrive Alessandro: senza un impegno personale sono tutte solo inutili chiacchiere, per prime quelle che state leggendo; ma è proprio questo l'unico modo per fare qualcosa di vero.
Viviamo in un periodo nel quale neanche si osa parlare, o scrivere, per paura di essere criticati o di dare un'immagine diversa da quella magnifica che ognuno ha di sè stesso; un periodo nel quale mettersi in gioco, rischiare di essere impallinati per le proprie idee, esporsi pubblicamente, sono comportamenti giudicati eccessivi, rischiosi, inopportuni, demodé.
Potrebbe andare a finire che chi s'affanna così tanto, alla fine, tra tanta confusione, perda l'invito per la prossima festa...
Puoi disabilitare l'invio delle novità dalla pagina del tuo profilo. clicca qui