martedì 4 gennaio 2011

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gennaio, la porta degli dei

Postato da fabrioggi, 10:39

un'esperienza personale.

come potrebbero non essere personali parole che provano a portare un contributo alle tue sul mese di gennaio?

si, la roverella siamo noi, con il nostro sempiterno - a volte goffo - tentativo di appropriarci della più misteriosa e non svelata delle materie, la coscienza del nostro sé, ma...esistono momenti in cui tutto si sospende, in cui anche il tempo non ha più nulla da condividere con lo spazio in cui agisce e non riesce a ritrovare la sua dimensione, e si confonde, e ci confonde lasciandoci, per istanti brevissimi e bellissimi, in una surreale immobilità, fatta di silenzio e contemporaneamente di esaltate capacità percettive.

ecco tre esperienze che, spero, mi aiuteranno a spiegarmi.
si provi ad ascoltare l'aria sulla quarta corda di Johann Sebastian Bach: ci sono diversi passaggi in cui la perfezione matematica della musica, quella geometria celestiale su cui si fonda tutta la sua musica, viene improvvisamente interrotta da un lievissimo silenzio. il cerchio sembra chiudersi in una nota ideata apposta per raccogliere tutte le altre e portarsele via, verso quel silenzio magico che è l'assenza di musica il cui valore si comprende a fondo soltanto dopo l'ascolto, e invece arriva quella nota apparentemente definitiva, ma al contrario inaspettatamente seguita da un'altra nota, un po' più alta, che tradisce la matematica rendendola sublime, e ci prende per mano nuovamente e ci porta a fare altre esperienze d'ascolto con lo stesso animo sospeso di poco prima, ma questa volta pronti alle sorprese.
si provi, ancora, a percorrere con mezzi improvvisati tutta la Patagonia argentina, a viaggiarla di notte nei suoi sconfinati silenzi, a viaggiarla di giorno accettando il suo affascinante nulla; si provi, infine, ad arrivare in un luogo del proprio immaginario infantile, a "conquistarsi" el fin del mundo, la città di Ushuaia, si provi a farlo al tramonto, quando il nero del cielo, che è uguale a tutti i crepuscoli del mondo, contende agli ultimi bagliori del giorno il diritto di prevalere. si provi, in quel momento, ad andare in riva al mare e a realizzare, definitivamente, che oltre a quella battigia...
si provi, per finire, a lanciare in aria una pallina da tennis, in modo da formare un immaginario angolo acuto tra il punto di vertice e la nostra fronte protesa verso l'alto a guardarla salire. c'è un momento in cui, esaurita la spinta verso l'alto e prima di essere colpita, la pallina si ferma nell'aria: è l'ultimo istante in cui ci è concesso vederla.
la musica di Bach riprende e poi finirà, come tutta la musica che produce incantesimi anche quando tace; la spiaggia di Ushuaia non è che un confine culturale, una metaforica fine dello spazio, sappiamo benissimo che oltre l'isola della Tierra del Fuego c'è ancora terra, e poi ghiacci e poi dall'altra parte altre città australi; sappiamo bene che se sbaglieremo quel servizio le regole del tennis ce ne concedono un secondo...

sappiamo, si! ma l'incantesimo di quei brevissimi momenti in cui tutto è sospeso e la magia del silenzio di quei decimi di secondo, restano un mistero. mi piace consegnare questo mistero al privilegio, ahimé fugace e di poca durata, della conoscenza di sé.

i libri e la filosofia servono per riconoscere questi momenti, spiegarli o comprenderli fino in fondo è troppo difficile. è la ricerca che insegue sé stessa, che rinasce da sé stessa, come il serpente uroboro, come l'aria di Bach. è la ricerca ciò che conta. in questo l'inverno, ne convengo, aiuta. non solo il mese di gennaio, ma l'inverno con questa sua immane idea di sospensione che getta sul mondo, con quella sua capacità di dare l'impressione di essere in grado di "fermare" tutte le cose, persino l'acqua che non si ferma mai, trasformandola in ghiaccio, persino la luce che non la controlla nessuno, accorciando le giornate, persino le parole, soprattutto quelle superflue, che nel freddo siamo tutti meno disposti ad ascoltare.

nel film "la voce della luna", Federico Fellini fa dire al suo protagonista (Benigni): "...eppure io credo che se ci fosse un po' più di silenzio, se tutti facessimo un po' più di silenzio, qualcosa, potremmo capire!" .

con Bach, ad Ushuaia, guardando una pallina, si può ascoltare la vera voce del silenzio.

...ma anche - ça va sans dire -  passeggiando nei boschi dietro casa e guardando la roverella!        

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